Provengo da un piccolo paese della Calabria: Sant’Andrea Apostolo dello Ionio (CZ). Ho conseguito la laurea in architettura nel 1980 presso il Politecnico di Milano. Mi sono dedicato all’insegnamento, prima con i ragazzi della Scuola Medie fuori e poi, per trentacinque anni, ho fatto parte del gruppo di docenti che si è occupato della scuola all’interno della Casa Circondariale di Milano – San Vittore.
Ancora oggi, a distanza di questi lunghi anni trascorsi nel pozzo del carcere, mi chiedo quali motivi mi abbiano spinto a praticare la continua ricerca di dare voce a coloro che si trovano a vivere un’esperienza di detenzione. A volte trovo risposta nelle parole che mi raggiungono e che sento come un tentativo tenace di queste persone di riannodare fili di relazioni interrotte. Ed è nel portare fuori, attraverso i prodotti, ciò che fuori non è udito, storie e vite contenuti nei dipinti e nelle poesie prodotte dagli iscritti ai corsi della Scuola Primaria di primo grado di San Vittore. Quando i sentimenti diventano immagini, scrittura, lo stato di disperazione iniziale non rimane chiuso nella prigione del dolore ma diventa forza per ricominciare, per proiettarsi oltre le mura. La pittura e la scrittura sono state l’occasione per spezzare la chiusura e mettere in relazione il dentro e il fuori.
Attraverso i libri pubblicati e i dipinti realizzati, ho portato fuori le loro presenze e così i detenuti “sono usciti” diventando voci, sentimenti, emozioni, storie, esistenze, volti che non vivono più solo nel pozzo ma dialogano con il mondo.
Ancora oggi non so cosa abbiano significato questi frammenti di visibilità in ciascuno di loro, per quanto mi riguarda ho vissuto momenti di vera comunicazione e so che ognuno di loro ha trovato uno spazio dentro di me. Più volte mi sono chiesto se l’espressione aiuta davvero a dare il meglio di sé. Forse! Ma sono certo che è il sentirsi amati e rispettati nella propria dignità e diversità che consente a ognuno di noi di dare il meglio di sé.
Vincenzo Samà