Dario Zaffaroni, nato nel 1943 a San Vittore Olona (Milano). Lavora a Legnano (Milano). Diplomato in Industrial Design, si avvicina alla pittura con lavori di impronta figurativo/chiarista tenendo la prima personale nel 1964 al Club “Le Muse a Legnano. Seguiranno altre mostre, con tecniche evolutive, in diverse località fino al 1968, anno in cui conosce Dadamaino e il suo operare artistico registra una svolta radicale. Con Dadamaino inizia un sodalizio sia umano che artistico sfociato, a volte come suo assistente poi come firmatari di alcuni importanti progetti. Questo, gli permise di conoscere altri artisti dell’avanguardia milanese quali Calderara, Colombo, Spagnulo, Tornquist, Varisco… il contatto e la visione dei loro lavori spinge Zaffaroni alla ricerca di nuovi modi e mezzi espressivi in un susseguirsi di stagioni creative indirizzate verso la percezione visiva.
Dal 1969, attratto dai colori fluorescenti, basa i suoi futuri lavori sul loro utilizzo. Queste prime opere definite “Cromodinamiche fluorescenti”, eseguite esclusivamente con carte fluorescenti precolorate di 10 tonalità. La tendenza Optical di quegli anni è alla base della progettualità di questi lavori, dove la peculiare composizione cromoplastica delle carte, abbinata al cromatismo esaltante del fluorescente, determinano con il muoversi dell’osservatore una visione optical/cinetica delle opere. In parallelo l’artista sviluppa il ciclo dei “Rulli”, ovvero una serie di lavori realizzati con rulli di cartone rivestiti in più parti con carte fluorescenti disposti secondo una programmata sequenzialità cromatica che permette al fruitore di trasformarsi in protagonista: manualmente scopre le combinazioni che il rullare tattilo-cinetico ha in serbo.
Memore degli studi professionali, nel 1969/70, partecipa con altri colleghi ad interventi esterni ed all’ideazione di ambienti programmati (Environment). In questo ambito Dadamaino lo vuole come assistente alla manifestazione “Campo Urbano” a Como” ove, di sera, depositano sulle acque del molo un migliaio di piastrelle di polistirolo con grafismi fosforescenti generando così una visione di “automotorie” riflessioni luminose. In seguito Dadamaino invitata dal C.N.A.C. Centre National d’Art Contemporain alla manifestazione ”Environnement lumino-cinétique” da realizzarsi sur la Place du Châtelet a Parigi, coinvolge Zaffaroni e presentano un’idea-progetto di 20 “environnement” di contenuto socio, emotivo, percettivo. Segnalatosi secondo miglior progetto, dopo quello di Christo, su 110 proposti.
Nel 1971, Zaffaroni, Dadamaino, e M. Mondani, su invito del Central Artistic Environment del “Catchword Potash Mine” di Bad-Salzdetfurth, città mineraria della Germania, propongono una serie di idea-progetto volti alla difesa dell’ecologia locale.
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